8 consigli pratici per installazioni a regola d’arte (prima parte).

di | 8 Marzo 2018

RegolaProponiamo oggi a tutti i nostri lettori 8 consigli pratici per portare a termine le proprie installazioni di controllo accessi “a regola d’arte”.

Avevamo già visto in un precedente articolo quanto fosse opportuno a nostro parere realizzare una installazione di controllo accessi tenendo a mente alcune direttive “di base”. Al fine di ottenere un risultato il più adeguato e durevole possibile, evitando inopportuni sprechi di tempo e risorse.

Adesso vorremmo soffermarci su una tra le norme che più si basano sulla sperimentazione e sulla prassi: la regola della BUONA PRATICA (dall’inglese best practice).

Stiamo parlando di tutti quegli stratagemmi, espedienti, “astuzie”, o per dirla alla francese “escamotage” che sono stati raccolti negli anni da chi prima di noi si è confrontato con le installazioni di controllo accessi.

Stiamo parlando per lo più di dettami, consigli, suggerimenti, avvertimenti, spunti, indicazioni che forse non si trovano dichiarati in un manuale completo e concluso. Ma proprio per questo sono ancora più apprezzabili, in quanto dettati da quello che Oscar Wilde chiamava “il tipo di insegnante più difficile”, “quello che prima ti fa l’esame, poi ti spiega la lezione”: l’esperienza!

Stiamo parlando insomma di un AIUTO concreto, fatto magari di piccole istruzioni, a cui si è giunti tramite selezione e verifica di procedimenti e metodi più e più volte applicati sul campo.

Di seguito l’elenco. Va da sé che ogni punto potrebbe meritare da solo un articolo (o più di uno). Però, già seguendo questi pochi e brevi spunti l’esito di un’installazione, e della relativa manutenzione, può migliorare notevolmente.

 

Regola 1: etichettare (e tenere in ordine) i cavi.

CaviNon potendo sempre utilizzare cavi di diversi colori per renderli riconoscibili, adottiamo qualche altra tecnica per distinguerli ed identificarli.

Dal banale nastro carta (che però poi nel tempo potrebbe ingiallire e staccarsi), alle guaine termo-restringenti apposite (forse però un po’ più costose del nastro carta), ai collarini plastici porta etichetta, alle fascette colorate in modo diverso, a quelle con targhetta di identificazione, ecc. Insomma ogni mezzo di marcatura è utile per non perdere di vista nel tempo la disposizione e l’identificazione di cavi e fili elettrici.

Si può addirittura pensare di darsi un proprio “standard” e di usare i colori in maniera coerente, abbinandoli alle varie funzioni, ad esempio: il nero per le alimentazioni, il marrone per il collegamento con i lettori, l’arancione per gli ingressi, il giallo per le uscite, il verde per la comunicazione (Ethernet, RS485, ecc.)

Vantaggi?

Innanzitutto installare già di per sé qualcosa di molto ordinato e razionale. Che “parlerà da solo” del modo organizzato e preciso in cui è stato cablato quell’impianto (con un innegabile ritorno di immagine circa la professionalità dell’installatore).

Successivamente inoltre vi sarà modo di fare assistenza o manutenzione in maniera molto più veloce e performante. Senza bisogno di testare, tentare di riconoscere, strattonare fili… Ogni cavo sarà riconoscibile perché già denominato “computer”, piuttosto che “controllore”, “lettore”, “pulsante”, “serratura”, ecc. Oppure gli sarà stato dato un codice identificativo, da riportare nella documentazione di progetto (vedi più avanti).Effetto spaghetti

Ovviamente etichettare e “colorare” i cavi è solo una parte del (buon) lavoro. Occorrerà anche sistemarli in maniera ordinata, raggruppandoli in canaline e tramite fascette, e soprattutto facendogli seguire percorsi razionali, per evitare l’effetto “spaghetti”.

 

Regola 2: fare attenzione ai supporti metallici.

DistanzialeI metalli (ferro, rame, alluminio, piombo ad esempio) sono solitamente eccellenti conduttori elettrici, ed anche di calore.

Tale caratteristica potrebbe in qualche modo nuocere, o almeno interferire, nel risultato della installazione di un sistema di controllo accessi?

È stato ad esempio notato che un lettore RFID posizionato direttamente su un supporto metallico potrebbe subire una sensibile diminuzione della sua portata, a causa di interferenze e riflessioni dovute alla superficie conduttiva.

Si consiglia quindi, quando possibile, di utilizzare come supporto un materiale non conduttivo (pareti murarie, o materie plastiche, oppure legno).

Distanziale plasticoNon potendo evitare di installare il lettore sul metallo, qualora si riscontri una diminuzione di portata si consiglia di adottare dei distanziali non conduttivi di spessore adeguato per allontanarlo dal supporto metallico.

La stessa attenzione poniamola se vi fossero fonti di calore prossime, poiché il supporto metallico tenderà a surriscaldare a sua volta l’apparecchio. Tale problematica può essere ovviata sia ricorrendo ai distanziali, sia prediligendo un articolo che abbia una temperatura di funzionamento abbastanza alta, almeno fino a +60°/65°C.

 

Regola 3: controllare il grado di protezione IP.

Ormai quasi tutti i prodotti del controllo accessi di fascia medio-alta sono idonei ad essere installati all’esterno in quanto protetti adeguatamente.

Ad ogni modo controlliamo sempre che tra le caratteristiche tecniche via siano appunto dichiarati i gradi di protezione confacenti all’ambiente che circonderà quell’apparecchiatura.

Ad esempio un grado di protezione IP65 significherà che quel prodotto è stagnato rispetto alla infiltrazione di getti di acqua (cosa che non farebbe l’IP64), spruzzi d’acqua e acqua gocciolante. E anche che l’apparecchio non potrà essere danneggiato da polveri e fumi, in quanto completamente ermetico in tal senso.

Il grado IP66 è consigliabile in caso di installazione a ridosso del mare, mentre il grado IP67 protegge il prodotto contro brevi immersioni in acqua (fino a 1m di profondità). Per una protezione contro prolungate immersioni in acqua e oltre 1 metro di profondità, occorrerà invece adottare l’IP68.

Cosa fare se non vi sia la certezza del grado IP del prodotto?

Nel caso in cui un lettore sia ubicato all’eterno, proteggiamolo almeno con un tettuccio parasole e parapioggia. Limiterà eventuali infiltrazioni di acqua dall’alto.

In caso di applicazioni in zone marine, installiamo il lettore preferibilmente in modo da esporlo il meno possibile alla salsedine. E prediligiamo apparecchiature in materiale plastico piuttosto che metallico, che contrasterà maggiormente un potenziale processo di ossidazione.

Regola 4: considerare le linee di comunicazione

Questo è uno dei punti sul quale ci sarebbe da soffermarsi di più, ed è per questo che sicuramente gli dedicheremo alcuni articoli a parte. Vogliamo comunque riassumere qui i consigli principali, che evitano i problemi più ricorrenti.

Nelle installazioni di controllo accessi si usano principalmente tre diverse tipologie di linee di trasmissione dati:

  1. Ethernet, per collegare al software di gestione i singoli controllori di varco, o loro raggruppamenti;
  2. RS-485, per connettere tra di loro i controllori, oppure per collegare questi ultimi ad eventuali schede di espansione o, più raramente, a dei lettori;
  3. Wiegand, costituisce la modalità più diffusa di interfaccia fisica tra controllori di varco e relativi lettori sul campo.

Raccomandazioni

In tutti e tre i casi, la raccomandazione generale è quella di non superare le specifiche previste dai rispettivi standard. I fattori più importanti da considerare sono i tipi di cavi da usare, le loro lunghezze massime e le topologie di collegamento ammesse.

L’Ethernet prevede delle tratte massime di 100 metri tra apparecchio e switch, o tra switch e switch (con i cavi più utilizzati, ovvero quelli in rame cat. 5 e cat. 6). Si preferiscono solitamente i cavi UTP (Unshielded Twisted Pair), dato che sono meno costosi e anche più flessibili. Nel caso di ambienti rumorosi, si adottano invece i cavi schermati (STP o FTP).

Il Wiegand ha distanze massime che possono dipendere dal lettore usato. Il limite teorico, in assenza di rumore esterno, è di 150 metri con cavi AWG18 (1.2 mm), fino a scendere a 75 metri con cavi di sezione AWG22 (0.6 mm). In pratica conviene essere prudenti e non superare i 60-70 metri. Se l’ambiente è rumoroso si possono avere problemi anche sopra i 30 metri e comunque andrà previsto un cavo schermato.

La RS-485 è forse la fonte dei guai maggiori. Occorre infatti ricordare che è una linea seriale multi-punto, ed evitare collegamenti a stella. Inoltre la linea va terminata ai suoi due estremi con una resistenza da 120 ohm, per evitare riflessioni. Anche se in teoria andrebbero usati cavi appositamente pensati per la RS-485, l’utilizzo del cavo Ethernet cat.5 è una buona scelta. La massima lunghezza teorica dell’intera linea è 1200 metri, per velocità fino a 115200 kbs.

Ultimo suggerimento: cercate di passare i cavi delle linee dati separatamente dalle alimentazioni e da altri segnali rumorosi, oppure usate cavi schermati e riducete le tratte quando questo non è possibile.

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Vi aspettiamo a breve per gli ulteriori 4 consigli pratici per portare a termine le proprie installazioni di controllo accessi “a regola d’arte”.

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Immagini pixabay.com + burst.shopify.com + Fritz

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