Questioni di grandi numeri.

di | 16 Agosto 2017

Muraglia imbrattata

Questioni di grandi numeri i flussi turistici in Italia. La nostra nazione si posiziona da sempre ai vertici dei paesi più visitati a livello mondiale.

Grandi numeri sì, ma che non sempre si accompagnano a cose edificanti. Chi non è rimasto quantomeno sgomento di fronte al furto della borchia in bronzo del VI-V secolo a.C. avvenuto a maggio scorso nell’ambito di una mostra allestita a Pompei?

Per non parlare della “perplessità” provata quando abbiamo saputo che alcuni turisti a più riprese quest’anno hanno inciso i propri nomi sui pilastri del Colosseo e sull’intonaco di una domus pompeiana.

E che dire degli ultimiassimi accadimenti di questa estate 2017? Ragazzi che si tuffano in mare dall’alto del ponte di Calatrava a Venezia. In Sardegna una turista svuota in mare l’olio contenuto nella scatoletta di tonno (per poi sotterrare quella stessa scatoletta sotto la sabbia…). A Roma si cerca refrigerio immergendosi nella fontana di Trevi o in quelle al complesso del Vittoriano.

Che il nostro patrimonio artistico e monumentale sia stato sottoposto nel tempo a veri e propri episodi distruttivi non è una novità dell’ultima ora. Era il 1972 quando venne sfregiata la statua della Pietà di Michelangelo. E ancora il 1991 vide frantumato il piede del David sempre di Michelangelo.

 

 Fenomeno in crescita

Ma ultimamente il fenomeno sembra essere nettamente in crescita stando purtroppo alle molte notizie diffuse in merito. Quali le cause?

In primis senz’altro la diffusione sempre più importante del turismo culturale di massa. Cosa di per sé del tutto auspicabile in un Paese come il nostro che si pregia di uno dei più vasti e interessanti patrimoni storici mondiali.

Tale aumento percentuale di visitatori, comporta matematicamente (per la legge dei grandi numeri appunto) un ampliamento delle relative problematiche connesse. Statisticamente diventa più probabile che tra gli innumerevoli “ospiti” ve ne siano di totalmente o parzialmente indisciplinati.

Ma anche un altro fattore incide forse al pari di quello sopra esposto. Ovvero il propagarsi di una certa “leggerezza” di fruizione del posto visitato. E con tale termine intendo uno spirito sgombro di quel senso di deferenza e rispetto che incute un sito di cui se ne conosce, o almeno se ne percepisce, l’immensa e ineguagliabile storia.

Non si parla necessariamente di inciviltà o di cafonaggine dell’indomito turista, che probabilmente è anzi animato da un vero e proprio anelito conoscitivo. Ma costui non riesce a percepire la venerabilità di un pilastro in mattoncini del Colosseo, o la “sacralità” di un affresco in rosso pompeiano, i quali diventano con noncuranza spazi facilmente imbrattabili, senza cattiveria, senza malizia, solo con una smodata dose di superficialità.

Turismo, settore economico fondamentale

Possiamo attenderci un’inversione di marcia? Sia riguardo al flusso del turismo che riguardo alla faciloneria con cui a volte esso si esprime?

No. E non sarebbe neanche augurabile.

Il turismo si è ormai consolidato come uno dei settori economici preminenti dell’Italia.

Sarebbe completamente anacronistico rinunciare non solo a questa voce di bilancio, ma soprattutto anche alla matura libertà di movimento di persone e cose, quella a cui nessuno intende giustamente abdicare.

Necessità di salvaguardia

La necessità di rendere a tutti fruibile un sito archeologico, deve però sposarsi con la necessità della salvaguardia di quel sito stesso, sottoposto per sua natura ad un inesorabile seppur lento decadimento.

Laddove il turista dimostri i suoi limiti e si ponga come elemento di dissesto e disturbo, dovrà essere cura del legislatore adempiere ad azioni che tutelino l’integrità e la custodia del bene fruito o visitato.

Gli storici e largamente utilizzati sistemi di monitoraggio di un’area, quali quelli TVCC ad esempio, si sono rivelati di fondamentale importanza in tal senso, supportando in maniera efficace il personale adibito a tali mansioni di supervisione.

Tuttavia l’effetto di deterrenza non sempre si rivela complessivamente efficace. Come abbiamo visto spesso l’atto vandalico non viene scoraggiato o bloccato. Per questo si è reso necessario integrare i sistemi ispettivi già utilizzati con altri diversi, più moderni e performanti.

Nuove applicazioni nella sicurezza

Il controllo degli accessi, destinato primariamente a mansioni di gestione degli ingressi/uscite di personale all’interno di locali o aree, trova quindi in tal senso una evoluta ed opportuna applicazione.

Vi sono apparecchi elettronici che consentono di tenere sotto controllo il flusso turistico di determinate zone particolarmente di richiamo. Conteggiando per esempio gli ingressi e le uscite, per stabilire quindi se e quando è il caso di interrompere momentaneamente gli accessi.

O altri che danno una priorità di passaggio. Per cui si può accedere ad aree archeologiche o museali “sensibili” solo se si è in possesso di adeguate referenze.

O altri ancora che determinano gli orari dell’accessibilità. Ad esempio è possibile decidere che fino ad una determinata ora si può entrare a visitare un posto, ma oltre invece no. Così da poter smaltire fino ad esaurimento la mole di persone che hanno avuto precedentemente accesso.

Grandi numeri nella sicurezza

Le applicazioni delle nuove tecnologie negli ambiti dei transiti insomma posso essere veramente le più disparate. E possono mettersi quotidianamente al fianco degli istituti di vigilanza, dei custodi e di qualsiasi altro ente pubblico o privato chiamato a supervisionare e tutelare l’immenso patrimonio culturale e naturalistico italiano.

In un universo dai grandi numeri come quello turistico, si profila come una cosa non da poco.

 

 

 immagini di proprietà + pixabay.com

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